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Commento al Vangelo di Domenica 16 luglio – XV del Tempo Ordinario

Il Seminatore uscì a seminare …

Quante volte anche noi abbiamo sperimentato la piantagione di un seme e l’attesa del germoglio nella speranza di veder crescere una piantina, o un fiore. Gustare la meraviglia che dà un cosa piccola e quasi insignificante poi nasce e si sviluppa una pianta viva. La parabola del Seminatore ci fa ripensare a quanto difficile e a volte improbabile sia che tutto questo processo abbia il suo corso. Non è scontato che da ogni seme nasca una pianta. Nel contesto del racconto di Gesù viene sottolineato che non è sufficiente seminare per vedere poi germogliare la vita. Ma non per questo il seminatore, che è Dio che agisce nella nostra vita, non smette di seminare e di confidare in noi perchè trovi il buon terreno su cui poter costruire un progetto di vita e la fede nella sua Parola. La parabola del Seminatore ci insegna che la pazienza, la fiducia, la misericordia che Dio Padre ha per noi è infinita. Siamo chiamati ad essere humus, terra umile, che accoglie questa semina, questi segni di vita, questa volontà di costruire un progetto vivo e rigoglioso, fecondo e utile poi al raccolto e alla produzione si nuovi semi. Sta a noi predisporre il terreno, accogliere il seme, creare la consapevolezza che se noi viene curato il terreno basta poco per far fallire il progetto di vita che Dio ci ha donato. Gesù con la parabola è molto esplicito e ammette che non tutti siamo uguali. Non tutti riusciamo a cogliere e a sviluppare le condizioni necessarie perchè il seme della Parola sia fecondo. Saper ascoltare, accogliere, portare frutto … La cosa peggiore è lasciare che il seme della Parola sia abbandonato a se stesso. Gesù è molto chiaro, si rivolge a noi, a quelli che frequentano la chiesa, che partecipano alla Messa, noi che dovremo essere i privilegiati, quelli del terreno fertile. Ma è proprio così ? Siamo davvero quelli che sanno ascoltare ? ( Serena C. )