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Commento al Vangelo di Domenica 26 gennaio 2025 – III Tempo Ordinario

EUREKA … ho trovato, ho scoperto !

Leggo il vangelo di domenica e prima cosa mi viene spontaneo dire: che bello! Ero in un momento di tristezza, faticavo a dormire ed ero in una di quelle serate in cui tutto sembra difficile e insormontabile. I pensieri si susseguono e diventano via via più rovinosi, complice anche il tempo notturno. Mi sono detta: ” Vediamo che mi dice il Vangelo ” ed eccolo Gesù, che si rivela per l’ennesima volta e mi dice ” sono qui “, sono io quello che Isaia citava: sono io ! Quello che tu cerchi sono io ! Che meraviglia. Ma andiamo per ordine: colgo sono un paio di aspetti che mi hanno colpito. Il primo: il prologo. Quando mai siamo abituati che qualcuno degli evangelisti ci renda merito di ciò che scrive o dice. E’ Parola di Dio non si discute. Luca invece ci tiene a sottolineare che ciò che racconta non è inventato, non è una favola ma è frutto di documentazione. Lui era un medico, uomo di scienza e tra l’altro scrive il Vangelo un bel po’ dopo la morte di Gesù, sottolineando anche di non essere in prima persona un testimone, ma raccoglitore di racconti e di fatti che hanno una loro base reale e solida. Si rivolge a Teofilo, quasi sicuramente il committente dell’opera, il quale però, visto il nome ( che ama Dio ), può essere riferito a ognuno di noi credenti. Il secondo aspetto l’ho trovato in un commento e mi ha stupito non poco. Nella nostra traduzione Gesù srotola le scritture e ” trova ” il passo che legge. In verità nel testo originale la parola usata è ” Eurisko ” che significa cercare ( da qui anche il famosissimo Eureka ). Gesù non si imbatte casualmente in quel testo, ma lo cerca e lo legge apposta. Tutti lo guardano stupiti, non è una lettura del giorno, è come se uno andasse all’ambone a leggere la lettura della domenica e si inventasse lui che passo leggere. Desta scalpore e quasi infastidisce. Tanto più che poi sostiene di non venire per loro, ma per chi è in difficoltà, per i ciechi, per i poveri, per gli ultimi. Portavoce del lieto annuncio e grido di speranza. Chissà che male son stati i leviti … Un augurio perciò affinchè sia un anno di grazia e di speranza per tutti, soprattutto per quelli che ne hanno più bisogno. ( Serena B. )